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Carnevale
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Dany

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MessaggioInviato: Mer Feb 08, 20:59:23    Oggetto:  Carnevale
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Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento.



Origini e storia .Oinochoe raffigurante la sfilata di un gufo armato durante la celebrazione delle Antesterie (410–390 a.C.).Benché presente nella tradizione cattolica, i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come per esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani. In dionisiache e saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente.Il ciclo preso in considerazione, è in pratica, quello dell'anno solare.

Nel mondo antico il Navigium Isidis (carro navale di Iside), la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle "Metamorfosi" (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale. In Babilonia poco dopo l'equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell'universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c'era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa - simbolo della parte superiore dello Zodiaco- verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto con una libertà sfrenata e un capovolgimento dell'ordine sociale e morale.

Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia". Più oltre Eliade afferma che "allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il caos primordiale è riattualizzato) e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi". Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia". Eliade scrive che " l'orgia è anch'essa una regressione nell' oscuro, una restaurazione del caos primordiale; in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate". L'autore aggiunge poi che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'istante eterno, alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo, tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. La confusione delle forme è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo - la comunità è l'immagine del mondo - e alla restaurazione dell'illud tempus primordiale ("quel tempo", il Grande Tempo mitico e a - storico delle origini; N.d.R.), che è evidentemente il momento mitico del principio (caos) e della fine (diluvio universale o ekpyrosis, apocalisse). Il significato cosmologico dell'orgia carnevalesca di fine anno è confermato dal fatto che al caos segue sempre una nuova creazione del Cosmo".

Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere " soprannaturale " rappresentato. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno della fecondità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi . “Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi (Giappone, mondo germanico, ecc.), sono anche il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità. In questo intervallo paradossale fra due tempi (= fra due Cosmi), diventa possibile la comunicazione tra vivi e morti, cioè fra forme realizzate e il preformale, il larvale.” Alla fine il tempo e l'ordine del cosmo, sconvolti nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un rituale comprendente la lettura di un "testamento" e il "funerale" del carnevale il quale spesso comporta il bruciamento del "Re carnevale" rappresentato da un fantoccio (altre volte l'immagine - simbolo del carnevale è annegata o decapitata). Tale cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed extraeuropee (sulla morte rituale del carnevale si veda anche Il Ramo d'Oro di James George Frazer). “La ripetizione simbolica della cosmogonia, che segue all’annientamento simbolico del mondo vecchio, rigenera il tempo nella sua totalità”.

È interessante altresì notare che vari significati cosmologici del Carnevale erano presenti anche nel Samhain celtico.

Nel XV e XVI secolo, a Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate "trionfi" e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è il Trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio da Lorenzo il Magnifico. Nella Roma del governo papalino si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente.

La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne") poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

Quanto all'etimologia, " il termine deriva da carne-(le)vare, con dissimilazione della seconda -r- in -l- , riferito alla vigilia della Quaresima giorno in cui era interdetto l'uso della carne ". Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.

Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, il carnevale di Poggio Mirteto, il carnevale di Borgosesia e il Carnevalone di Chivasso. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana termina la domenica dopo le Ceneri. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale".

Una tipica maschera carnevalesca di foggia veneziana Carnevali italiani Carro allegorico del Carnevale di Viareggio Battaglia delle Arance allo Storico Carnevale di IvreaIl Carnevale di Venezia, il Carnevale di Viareggio, lo Storico Carnevale di Ivrea e in Sicilia il Carnevale di Sciacca e di Palazzolo Acreide sono considerati tra i più importanti al mondo. La loro fama, difatti, travalica i confini nazionali e sono in grado di attrarre turisti sia dall'Italia che dall'estero. Il Carnevale più lungo d'Italia è però quello di Putignano.

Uno dei carnevali più antichi d'Italia arrivato ai giorni nostri è il Carnevale di Verona, risalente al tardo medioevo e il cui nome originale è Bacanàl del Gnoco.

Il Carnevale di Venezia è conosciuto per la bellezza dei costumi, lo sfarzo dei festeggiamenti nella magica atmosfera della Laguna e consta di diversi giorni fitti di manifestazioni di svariato tipo: mostre d'arte, sfilate di moda, spettacoli teatrali ecc.

Il Carnevale di Viareggio è uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali a livello internazionale. A caratterizzarlo sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici, specialmente quelli somatici, vengono sottolineati con satira e ironia.

Lo Storico Carnevale di Ivrea, famoso per il suo momento culminante della Battaglia delle Arance, è invece considerato uno tra i più antichi e particolari al mondo, seguendo un cerimoniale più volte modificatosi nel corso dei secoli. L'intero carnevale ha il pregio di rappresentare, sotto forma di allegoria, la rivolta dei cittadini per la libertà dal tiranno della città, probabilmente raineri di Biandrate, ucciso dalla Mugnaia su cui si apprestava a esercitare lo jus primae noctis. Fu quell'evento a innescare la guerra civile rappresentata dalla battaglia tra il popolo e le truppe reali che viene rievocata durante il carnevale, dove le squadre di Aranceri a piedi (ossia il popolo) difendono le loro piazze dagli aranceri su carri (ossia l'esercito) a colpi di arance a rappresentare le frecce, mentre tra le vie della città sfila il corteo della Mugnaia che lancia dolci e regali alla popolazione.

Il Carnevale di Sciacca rinomato per la bellezza delle sue opere in cartapesta realizzate dai locali maestri ceramisti, è il carnevale più antico di Sicilia ,con origini che risalgono al periodo romano. Oggi è caratterizzato da sfilate di bellissimi carri allegorici che percorrono l'antico centro della città accompagnati da gruppi mascherati che danno vita a coreografie realizzate sulle note di musiche a tema. Tutto ciò rende questo carnevale uno tra i più affascinanti e divertenti.

La Puglia è la regione italiana con il maggior numero di manifestazioni abbinate alla lotteria nazionale del carnevale: il già citato Carnevale di Putignano, Carnevale di Massafra, Carnevale di Gallipoli, Carnevale Dauno a Manfredonia e il Carnevale Terranovese a Poggio Imperiale

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Figura buffa e goffa; un gran naso, mascherina nera, gobba, cappello a punta, camiciotto e pantaloni bianchi. E’ una delle maschere italiane più popolari. Probabilmente originaria di Napoli: anche il suo nome sembra che derivi dal napoletano “polene” (pulce). E’ una figura essenzialmente popolare. Impertinente, pazzerello, chiacchierone, e’ la personificazione del dolce far niente. Le sue più grandi aspirazioni sono il mangiare e il bere. Pur essendo spesso fatto oggetto di pesanti bastonate, egli riesce simpatico anche ai potenti che prende in giro e inganna con amabile furbizia. Pulcinella e’ una maschera di Napoli, forse il suo nome proviene da “Pulcinello”, cioe’ “piccolo pulcino”. Pulcinella porta il cappello a pan di zucchero, una maschera nera con il naso adunco, cioè grosso e curvo; poi indossa un camiciotto e i calzoni molto larghi e bianchi. Porta con sè un mandolino, sa cantare dolcemente. Le sue scarpe sono nere e lunghe con dei calzini rosa scuro. Ha l’abitudine di ubriacarsi e di mangiare in abbondanza; e’ un bastonatore, cioè picchia con il suo bastone. E’ anche buono, ma egoista, ovvero pensa solo per sè.

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Il nome deriverebbe dal francese antico Hellequin, diavolo buffo delle leggende medievali. Nel XVI secolo Arlecchino divenne la maschera piu’ popolare del Teatro dell’Arte italiano; all’abito multicolore aggiunse una maschera nera sul viso, un cappello bianco, una borsa di cuoio legata alla cintura e una spatola di legno (batocio). Agli inizi personificava il servo lazzarone e truffaldino, mezzano e cinico. In seguito, soprattutto con Carlo Goldoni, si trasformo’ nel popolano malizioso ma in fondo onesto e sensato. Compagna di Arlecchino e’ Colombina

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L’unica maschera femminile ad imporsi in mezzo a tanti personaggi maschili e’ Colombina o Smeraldina, briosa e furba servetta. E’ vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano. E’ molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, Rosaura, e pur di renderla felice e’ disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d’ accordo e schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto. Abitualmente non porta la maschera e indossa una cuffia e un vestito a strisce bianche e blu che spiccano sulla gonna blu e sulle calze rosse. Ha il grembiule a balze e sul lato e’ arricchito da un fiocco rosa. Sulla fibbia delle scarpe c’e’ un fiocchetto azzurro. E’ allegra e sapiente, civetta e furba, maliziosa e pungente, spensierata, chiacchierina. Prende in giro le persone che le stanno vicino ed e’ portata a farsi beffe di loro.

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Il Dottor Balanzone e’ un costume tipico di Bologna; e’ una maschera che rappresenta un personaggio pedante e brontolone; spesso parla tanto e non conclude niente, ma e’ anche dotto e sapiente. In testa ha un cappello nero a larghe falde; indossa una toga lunga e nera, il panciotto e i pantaloni neri. Ha un merletto bianco sui polsi e, sul collo, un bel colletto di pizzo. Porta le calze bianche e delle scarpe nere con tanto di tacco. Ha i baffetti all’insu’. Molto spesso tiene un libro sotto il braccio che completa la sua immagine. Procede imperterrito nei suoi discorsi senza spaventarsi delle colossali baggianate che dice.

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E’ una maschera veneziana; veste sempre molto semplicemente: ai piedi porta le pantofole; ha un camicione e una calzamaglia rossi con un colletto bianco e sopra indossa un mantello nero. Porta una maschera in faccia e una cinta alla vita. In testa ha una cuffia aderente che sembra un tutt’uno con la maschera. Pantalone ha un carattere particolare: e’ nervoso e “rompiscatole” perche’ e’ il vecchio brontolone e testardo. Lui spende poco, e’ attaccato al suo denaro. Qualche volta la gente lo lascia perdere perche’ si lamenta sempre. Impersona un vecchio mercante veneziano avaro e brontolone. Ebbe in un primo tempo il nome di Magnifico, e assunse poi quello di Pantalone de’ Bisognosi
.

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Gianduia e’ la piu’ popolare maschera del Piemonte, il re di Torino durante il Carnevale. Gianduia nasce ad opera di un burattinaio che aveva un enorme successo con il suo burattino chiamato “GIRONI”, che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Un contadino simpatico, arguto e furbo, un certo GIOAN d’la douja, cosi’ chiamato perche’ in qualunque osteria entrasse chiedeva un boccale di vino (douja, in dialetto piemontese). GIOAN vestiva con una lunga giacca marrone bordata di rosso, un panciotto giallo, calze rosse e brache di fustagno e in testa un cappello a tre punte, il tricorno, e aveva un codino girato all’ insu’legato con un bel nastrino rosso. Sul collo portava un fiocco verde oliva e un ombrello sempre dello stesso colore. Aveva le scarpe di color nero e i calzini rossi. Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia, divenne un burattino di grande successo e, in seguito, la maschera ufficiale di Torino. Gianduia e’ quindi un galantuomo, di carattere allegro con buon senso e coraggio, ama il buon vino e la buona tavola ed e’ il personaggio sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove non manca neppure la sua fedele compagna Giacometta, con la quale, nei giorni di carnevale, gira su una carrozza di gala e va a fare visita ad ospedali, ospizi e ad ossequiare le autorita’ cittadine
.

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Brighella e’ una maschera tradizionale dell’Italia, che proviene dalla Lombardia precisamente da Bergamo. Il suo personaggio era originariamente quello del servo buffo e intrigante, astuto (il nome Brighella deriva da “briga”) al punto che non si riesce mai a capire se la furberia sia un voluto abbandonarsi al gioco degli inganni e se la balordaggine non nasconda una buona dose di finezza. Vivace e insolente con le donne, chiacchierone coraggioso con i poltroni. Brighella indossa giacca e pantaloni decorati di galloni verdi; ha le scarpe nere con i pon pon verdi; il mantello e’ bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri. E’ un servo sempre in cerca di avventure. Normalmente e’ lui che inizia a litigare, e’ un attaccabrighe e da questa sua caratteristica prende il nome Brighella. Suona e canta molto bene, e’ un tipo spiritoso e scherzoso. Nelle rappresentazioni teatrali talvolta lo fanno agire come un personaggio fedele e altruista.

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Il suo nome deriva dal verbo romanesco “ruga”, cioe’ “protestare con arroganza”. Rugantino e’ del Lazio; veste con un cappello rosso, alto, tipo gendarme, ha un colletto plissettato, una giacca marrone, lunga, orlata di giallo, un panciotto rosso, calze a strisce orizzontali rosse e gialle, delle scarpe con fibbia. E’ un attaccabrighe, spesso si vanta senza averne motivo, e’ poltrone e crudele; anche quando prende dei ceffoni conserva il suo carattere linguaccione.


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S T E N T E R E L L O



Tipica maschera della Toscana, indossa una giacca blu con il risvolto delle maniche a scacchi rossi e neri. Ha un panciotto puntinato verde pisello e dei pantaloncini scuri e corti. Ha una calza rossa e una a strisce bianco – azzurro e le scarpe nere. In testa porta un cappello a barchetta nero e una parrucca con il codino. E’ molto generoso con chi e’ piu’ povero di lui, e’ dotato di arguzia e di saggezza che, unite all’ottimismo, gli fanno superare le avversita’ della vita
.

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S C A R A M U C C I A



Scaramuccia e’ una maschera napoletana, della Campania. Questa
maschera indossa un berretto nero alla basca, sembra una cuffia da letto. Sul viso porta una maschera nera. La giubba corta a righe nere e grigie scure la porta sborsata con una cinta. Scaramuccia porta un colletto bianco alla Stuarda, fatto di pizzo. Sopra indossa un mantello nero. I calzoni sono a meta’ ginocchio, completati da lunghe calze. Le scarpe sono nere e a punta e hanno un fiocchetto all’altezza della caviglia. E’ un tipo spaccone, ma, in realta’ sta quasi sempre in silenzio; in un modo o nell’altro prende ogni giorno qualche botta! E’ uno scansafatiche eccezionale: come lui non c’e’ nessuno!

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E’ una maschera che viene dalla Lombardia precisamente da Milano. Questa maschera e’ nata alla fine del Seicento. Porta il tricorno, un cappello con tre punte, la parrucca con un codino, la giacca lunga rossiccia e marrone, i calzini in cima al ginocchio verdi e in fondo le calze a righe rosse e bianche. Sotto la giacca indossa una camicia gialla con ai bordi del pizzo e un fazzoletto intorno al collo. Le scarpe sono marroni, della forma di una volta, con una fibbia davanti. In mano porta un ombrellino rosa. Il suo vero nome e’ Domenico, mentre il diminutivo e’ “Domeneghin”. Personifica la maschera milanese che risponde, sempre pronto, alle domande spiritose.

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Dany

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G I A N G U R G O L O




Il suo nome significa “Giovanni dalla gola piena”: fu ideato dai Calabresi che volevano mettere in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani spagnoleggianti. Ha un lungo naso, un’andatura bellicosa e porta sempre un cappello di feltro a cono. Nei suoi pranzi consuma carretti di maccheroni, molto pane e intere botti di vino. Adopera la spada per inezie, ma e’ sempre pronto a fuggire come il vento
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Dany

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C A P I T A N S P A V E N T A




Capitan Spaventa e’ una maschera tradizionale della Ligura del XI secolo. Ha un vestito a strisce colorate, gialle e arancioni, un cappello a larghe tese abbellito con piume colorate, ricchi stivali e una spada lunghissima che trascina facendo molto rumore. Ha dei lunghi baffi ed un pizzo castano. E’ uno spadaccino temerario che combatte piu’ con la lingua che con la spada (cioe’ parla e discute molto). Era solito prendere in giro gli ufficiali di quel tempo.


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